domenica 10 novembre 2013

“ Relazioni a distanza ed effetti collaterali “


 La rubrica Riflettendo affronta una vasta gamma di argomenti. Nasce con il semplice scopo di offrire degli spunti di riflessione.




In questo articolo …

Long Love Distance 
<< Se lasci un pezzo del tuo cuore da qualche parte hai due possibilità . La prima è quella di andare a riprenderlo nonostante le complessità che comporta . La seconda è quella di rinunciarci, pur sapendo che provocherà un dolore per tutta la vita e per il quale non esiste cura . Un vuoto incolmabile che tenterai di riempire inutilmente con tutto ciò che in quel momento sembrerà avere un senso ma che in realtà non ce l’ha ; tutto questo prende il nome di  “ rimpianto “ . >>


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Quando qualcuno a noi caro è distante tutto assume un’ importanza diversa . I posti , le abitudini e tutto ciò che riguarda la vita quotidiana vengono affrontate in maniera differente. Tendiamo a soffermarci sulle piccole cose fino a quel momento date per scontato e ogni momento inevitabilmente ci porta a ricordare gli istanti passati insieme alla persona che ci manca. Capita di fermarsi e fissare il vuoto, mentre la nostra testa proietta le immagini di tutto ciò che è stato, come se le stessimo vivendo in quel preciso istante. Ci sembra tanto reale da allungare la mano e nell’illusione di toccare il suo viso, di sentire il suo profumo ovunque. Ricordiamo a memoria e sorridiamo alle sue battute, che abbiamo trovato spesso banali e prive di significato. La sua voce entra nei timpani senza il dovuto permesso. La nostra mente comincia a viaggiare e ad ogni fermata si pone migliaia di domande: adesso dove sarà? Cosa starà facendo? Ci sta pensando? Di che umore è? Chi gli sta parlando? E’ possibile che esista un “canale“ immaginario o una sottospecie di telepatia che faccia si che anch'essa sia seduta come lo siamo noi, ai bordi di un marciapiede, con lo sguardo fisso nel vuoto, lontano da tutto e tutti? Cosa ci spinge a desiderare tutto ciò? Perché complicarsi la vita aspettando una persona che per diverse ragioni ( giuste o sbagliate , opportune o inopportune ) è tenuta a stare distante da noi? Ma soprattutto perché noi rimaniamo qui , tra gente che crede di conoscerci , e non siamo con chi vorremmo? Abbiamo fatto tutto il possibile per far sì che questo non accadesse? Se abbiamo deciso di lasciarla andare e di aspettarla, perché la mente ci porta a spasso come fossimo turisti in una città che non conosce , senza una mappa o delle indicazioni , senza che qualcuno ci aiuti rispondendo alle nostre richieste?

Il rapido susseguirsi di domande non dà il tempo di trovare una risposta alcuna; poi succede che qualcuno ci chiama o ci scuote svegliandoci dal breve “ sonno “ in cui siamo caduti. Ma loro che ne sanno? Come possono riuscire a capire che estraniarsi è l’unica maniera che ci rimane per stabilire un contatto per raggiungere qualcosa che ci possa legare seppur per brevi attimi a chi ci manca? Come spiegare loro che non devono considerarci, che preferiamo essere assenti per essere presenti solo nel ritaglio temporale che ci creiamo composto da ricordi e sensazioni passate a cui ci aggrappiamo con la speranza di riviverle presto?
A
llora ci svegliamo, diciamo di essere stanchi (ma non nel senso letterale del termine, siamo stanchi di resistere, di non riuscire a cambiare le cose o più semplicemente siamo stanchi del fatto che non possiamo far nulla ); anziché’ chiedere di lasciarci stare ci giustifichiamo per esserci assentati e ci uniamo ad una conversazione di un argomento che non c’interessa. Facciamo di tutto per non mostrare che c’è qualcosa che non va. Ho provato a cercare risposte nelle parole e ho messo su alcune riflessioni.

Su gran parte dei dizionari italiani troviamo che “mancanza“ si riferisce a qualcosa in difetto, in errore, che vien meno. Ma non credo che questo sia il significato adatto per esprimere al meglio quello che ci portiamo dentro. Poi ho cercato “nostalgia“ e ho trovato: “desiderio vivissimo della patria , di persone o cose lontane“. Quest’ultimo mi è sembrato più consono a descrivere lo stato d’animo di chi è affetto da questa “sindrome da allontanamento“. Ma è evidente che i due termini vanno a braccetto e allora, giocando un po’ con le parole, ho pensato:


Quello che noi definiamo “ mancanza “ è nostalgia di ciò che si è già vissuto o  di quello che sarebbe potuto essere ?

Come anticipato, ogni situazione è diversa e unica a suo modo ed è possibile che la risposta esatta sia da ricercare in entrambe le domande. Eppure credo sia opportuno fare delle distinzioni rispetto ai tipi di situazione che possono venire a crearsi.

Prendiamo, ad esempio, quella più comune: quando una relazione, il più delle volte ben consolidata , è costretta ad affrontare l’allontanamento di uno dei due. L’ago della bilancia è indirizzato verso “mancanza“ intesa come nostalgia del tempo passato insieme, in quanto esiste un passato significativo ed è questo che ci aiuta a ricercare le motivazioni per resistere alle difficoltà. Ci porta a capire che la persona a noi cara , se ne avesse avuto la possibilità, sarebbe rimasta con noi. Accettare quest’ultima considerazione è un gran passo avanti. Nessuno ha detto che sarebbe stato facile, anzi non lo è affatto. Tuttavia questo non esclude
 che il pensiero vada comunque al tempo che si sarebbe potuto trascorrere insieme prima che la distanza potesse impedirlo. Credo, che al di là della risposta, sia una vera prova di maturità quella di affrontare un’esperienza simile. Come in un gara dove si parte dallo stesso punto ma si percorrono strade diverse, per arrivare ad un unico traguardo comune: andare a vivere insieme, ad esempio, grazie ai sacrifici fatti in precedenza e con la consapevolezza di essercelo guadagnato e di essere andati avanti dove altri si sono fermarti alla barriera composta dai loro dubbi.

Molto diversa è la situazione che nasce da “storielle occasionali“ molto frequenti in vacanza, dove persone di tutt'altra longitudine e latitudine, si incontrano e si lasciano trasportare, nell'assidua ricerca di un senso, di qualcosa che possa mantenere viva la relazione che comincia a sgretolarsi troppo presto per poterla definire tale. Diversamente dalla situazione descritta prima, qui non c’è un passato significativo alle spalle e molto spesso la “storiella“ si frantuma ancor prima di trovare quel particolare carburante che l’alimenti. 


In entrambi i casi tutti i messaggi, le chiamate e le video-chiamate fungono da “premi di consolazione“ che non bastano mai. Non ci basta sentire la sua voce, poterla vedere attraverso uno schermo, ma vorremmo respirare la sua stessa aria, essere presenti. Allora viviamo di ricordi, viaggiando continuamente nel tempo, cercando di recuperare ogni secondo passato insieme, ogni singola sensazione. Persino il ricordo di un semplice saluto o di un sorriso assume tutt'altra importanza, e ci nutriamo della speranza di rivivere tutto quanto prima. Ogni situazione ha caratteri diversi ed è unica a suo modo: sta a noi cercare delle risposte che ci portino a chiederci se ne valga veramente la pena. Se valga veramente la pena soffrire e aspettare, sentirsi soli in mezzo a tanta gente, vivere ogni giorno e ogni singolo momento della nostra quotidianità nella speranza di rivedere quella persona che ci manda in subbuglio il cuore e in confusione la testa.
Dunque, m
i è lecito pensare che ne vale veramente la pena solo se non ce lo chiediamo affatto . 

4 commenti:

  1. Anonimo18.11.13

    "Allora ci svegliamo, diciamo di essere stanchi[...]; anziche’ chiedere di lasciarci stare ci giustifichiamo per esserci assentati e ci uniamo ad una conversazione di un argomento che non c’interessa". Con queste parole hai colto la natura della tristezza con la quale impara a convivere chi soffre la mancanza - o la nostalgia. Quel vuoto non ti lascia mai. E neanche la domanda 'perchè sono qui con questa gente e non altrove?'. Il dubbio è lecito perchè è alla radice della conoscenza. La risposta è molto spesso ignota.

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  2. Vivere il presente, tutto il resto è insignificante.
    Perché scrivi in maiuscolo?

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  3. E' assurdo pensare, anzi ,sapere che tutto ciò è vero...insomma quando siamo attaccati a una persona che è lontana da noi le cose ai nostri occhi cambiano, sono diverse, ogni cosa ha un'altro sigificato. Ci si chiede cosa, in quel momento,sta facendo quella persona, se anche ''lui'' , ''lei'' , sta pensando a te. Diventa tutto assurdo, tutto malinconico, perchè non si può stare con quella persona, bisogna essere forti, purtroppo però prima o poi (più prima che poi) uno dei due si stanca e tutto finisce.

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  4. Anonimo2.4.15

    E quando questa persona è vicina fisicamente ma sfuggente alla nostra comprensione.. Come agiresti?

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