domenica 23 agosto 2015

La tua assenza


La rubrica "Ritratti" nasce dall'incontro delle parole e del disegno per rappresentare qualcosa di apparentemente astratto.

In questo articolo…

“La tua assenza”


E’ seduta qui di fianco, o forse di fronte. Oppure è dietro di me. La si percepisce, ma non la si vede. Indossa un vestito trasparente, abbinato a della personalità fluttuante tra quello che è stata e quello che sarebbe potuta essere. Mi parla, ma non riesco a sentirla. Forse non ascolto, forse non so ascoltare. Poi si alza, ma io non lo so. Lo immagino. Forse è ancora seduta, forse non lo è stata mai. Si muove dolcemente tra i labirinti della mia mente, ma è facile perdersi nelle proprie paure. E’ come se avessi cercato per tutta la vita la chiave della porta per uscirne, per poi scoprire che era aperta già da un pezzo. Provo a chiudere gli occhi, ma il risultato non cambia. Evidentemente non basta chiuderli, per poi aprirli, per poter vedere. Non bastano a prescindere. Qui non basta nulla. Mi affaccio alla finestra, non c’è nulla di più bello della notte. Tutto tace, tutto è in un assurdo silenzio. Qualche rumore inopportuno prova a infrangere quel suo segreto. Ma lei è brava a nascondersi. 


Adesso è uscita dalla stanza, oppure si è buttata dalla finestra. No; non gliel’avrei permesso. Ho messo giù la zanzariera. Lo so, non è infallibile. Ma mi piace pensare che l’unica vera utilità di 
quell'aggeggio grigliato e sottile, sia quella di non far uscire i pensieri più belli che abbiamo in mente. Quelli nascosti dietro ai cespugli, quelli timidi che non escono fin quando non decidi di prenderli. -Giochiamo a nascondino?- Le chiedo. Che stupido. Avrebbe vita facile no? Perderei sempre. Ma poi ci sono abituato a perdere. E un po’, in fondo, mi piace. Non è fare la vittima, ma crogiolarsi in quel che non si è.


Grido: dove sei? Su, metti su il caffè! Dannato caffè. E’ sempre nella mia testa. Ma mi aiuta a svegliare i sentimenti. Dal momento in cui mi alzo, decido di volermi svegliare, ma non ce la faccio. Ho bisogno del caffè. Ho bisogno di qualcuno che mi svegli. Che mi dica: su alzati. Poi puoi dormire, ma adesso alzati. Ho voglia di te. Ho bisogno di te. Poi penso: è messo male se qualcuno ha bisogno di me. Ma evidentemente a qualcosa servo. Magari il mio esempio (negativo, a quanto pare) serve a ricordare quanto di meglio c’è al mondo.



Prendo un po’ di libri, i miei preferiti. Li metto sul pavimento. Li sfoglio. Leggo qualcosa distrattamente. Faccio finta di capire qualcosa. La cerco tra quelle pagine. Ma non è nemmeno lì. La compagnia della tua assenza non è molto piacevole. Non mi fa cenno. Si presenta, ma non saluta. Ti chiama, e poi svanisce. Sarà andata in bagno, o a buttare la spazzatura. Mi spoglio, ma ho freddo. Lei non mi riscalda. Forse non le interesso. Allora perché è qui? Cosa vuole? Non ha nulla di meglio da fare? Magari è in più posti contemporaneamente. Magari è tutto nella mia testa. E se così fosse? Questo non cambierebbe le cose. Comunque c’è. Non si può far finta che non ci sia. Da dove proviene, da cosa è scaturita non ha molta rilevanza.

Provo a rubarle qualcosa. Metto la sua canzone preferita. Sta ballando, la sta canticchiando, ma niente. Non si palesa. Eppure so che è qui con me. Magari mi sta addosso. Mi sta baciando. Mi sta toccando. Forse sono un semplice egoista. Voglio trattenerla e invece dovrebbe andar via. Dovrebbe dimenticarsi di me. Oppure anche lei vuole rimanere, ma non sa come fare. Dovrei chiedere aiuto. Ma per cosa?
Vado da uno specialista.

-Scusi, non riesco a stare con la sua assenza.-
-Da quanto non ci riesce?-
-Da quado mi ha permesso di sfiorarla-
-Mmm… allora mi parli di sua madre? Com'è il suo rapporto con lei?-
-Ma cosa sta dicendo? Cosa c’entra mia madre adesso?-
-Me l’ha detto lei. Dice che lei la mette sempre in mezzo-
-Ma chi le ha detto questo?-
-La sua assenza!-
-Ma mi prende in giro-
-E’ li con lei… Non la vede?-

Scrivo una lettera senza inchiostro. Tanto non ha bisogno di leggere. Probabilmente mi legge nel pensiero. Allora meglio non sprecare nemmeno la carta. Ma qualcosa devo pur fare per convincermi di stare facendo qualcosa. Perdo tempo mentre ne accumulo altro, recitava una canzone di qualcuno a me caro. Poi decido che è meglio gridare. Magari la sua assenza non mi sente, ma qualcun altro a lei molto vicino si. Magari sono malato davvero. Ma non voglio curarmi. Ho deciso di non cercare di rimettermi in sesto. Poi prendo fiato e urlo: dove sei?
Qui nulla si è mosso. Non è accaduto nulla e non accadrà. Magari da qualche parte qualcosa è stato. Qualcosa è successo. Ma come con la sua assenza, non mi è dato di vedere.