martedì 17 febbraio 2015

Mia Suocera (seconda parte)

La rubrica “Storie di Straordinaria Quotidianità“ contiene racconti inventati ispirati alla gente comune e alla vita di tutti i giorni.

"Tempo fa lessi un articolo in cui si elencavano le peggiori situazioni da dover affrontare quando si sta insieme a qualcuno. Nella puntigliosa lista era menzionato il pranzo (o all’occorrenza la cena) con la suocera. 
Era la vigilia di Natale e toccò anche a me affrontare il fatidico evento. 
Ma non avrei mai potuto immaginare un qualcosa di simile."

Se ti sei perso la prima parte puoi trovarla qui!












[...]



<<Oltre l’ignoranza, c’è molta arroganza! Le persone non sanno quello che vogliono! Sanno solo lamentarsi, lamentarsi e ancora lamentarsi!>> cominciò a sbraitare uno degli zii dall’altro lato del tavolo. Gli altri si limitarono a dare risposte senza senso ad un’affermazione senza un senso compiuto. Solita discussione famigliare durante un particolare evento. Si parla di tutto, non si parla di niente.


 Era quasi arrivata la mezzanotte e tutte le bottiglie di prosecco, spumante, vino e qualsiasi fosse il miscuglio alcolico presente su quel tavolo, era stato già terminato da un pezzo. Lisa ogni tanto alzava lo sguardo e mi scrutava. Ho apprezzato molto quel gesto. Pareva volesse darmi conforto, sembrava volesse dirmi <<Resisti! Sono lì con te e scusami se ti ho trascinato in questa baraonda>>. Le sorridevo non appena mia suocera mi dava un po’ di scampo.

<<Allora mio caro, dicevamo… Ah si! Mi raccomando a come tratti mia figlia. Devi coprirla di attenzioni e non devi mai farle mancare niente!>> cominciò il suo monologo quella donna seduta alla mia sinistra a capotavola. I produttori della famiglia Adams avrebbero potuto scritturarla per un possibile sequel. 

Diventava più inquietante man mano che passava la serata e si inebriava con fiumi di alcol inalati in corpo. 
Si accese una sigaretta e questo irritò molto Lisa <<Mamma! Insomma sei a tavola! Potrebbe dare fastidio!>> 
<<Nessun fastidio Lisa! Stai tranquilla>> ingenuamente difesi Rosalba.
<<Non devi mostrarti per forza di cose gentile e comunque sia dopo facciamo i conti!>> rispose lei.
<<Ecco…>> pensai tra me e me <<a volte sembra cerchi un pretesto solo per litigare. Ma perché ci ostiniamo a voler discutere? Perché vogliamo sempre sfidarci? Dovremmo imparare a tenere a bada il nostro ego. Ne saremmo tutti più felici>>
<<Su lasciala perdere. E’ sempre stata un po’… per così dire fiscale!>> sembrava mi avesse letto nel pensiero mia suocera che si avvicinò con la sedia e mi parve cominciasse a toccarmi con la sua gamba. Ma pensai subito fosse un gesto involontario causato dalla goffaggine nello spostarsi.
<<Senti un po’: sai che sei proprio un bel ragazzo. Stai bene con questo taglio. Sai parlare, sembri intelligente, sei brillante e mi stai anche simpatico. Credi che sia una donna attraente?>> cominciò il suo interrogatorio con questa domanda insolita.
<<Beh>> risposi io in evidente difficoltà <<che dirle…? Monica le assomiglia molto ed è indubbiamente una bella presenza. Per così dire Rosalba; sicuramente lei è una donna affascinante. Ma di certo non deve piacere a me! >> sorrisi imbarazzatissimo.
<<Ah no? E nel caso volessi invece? Guarda che non devi per forza stare con mia figlia se ti attraggo più io. Lei capirebbe>>.
Le sue dichiarazioni cominciarono a turbarmi. Diedi tutta la colpa alla quantità industriale di alcol che aveva ingerito e cominciai a pensare facesse uso di stupefacenti o che prendesse qualche farmaco dagli scorbutici effetti collaterali.

 Poi lei aprì il suo portasigarette e con fare carismatico mi disse <<Su caro vieni a fumarti una sigaretta con me lontano da questa confusione>>.

Era scoccata la mezzanotte. I bambini dormivano. Gli zii e le loro consorti erano troppo ubriachi per accorgersene. Monica era a litigare con il suo smartphone per via di uno stupido gioco di ultima tendenza. Lisa continuava a bere; e mentre mi allontanavo per seguire quell'infimo mostro di mia suocera nell'altra stanza, o dovunque mi stesse portando, non si degno di guardarmi e né di alzare per un attimo la testa. Quella complicità che mi era parso di percepire prima adesso era un miraggio, un puntino lontano che sanciva definitivamente il mio malessere. 

Superato un cupo corridoio, mi fece entrare in una stanza di quelle dove non entra mai nessuno, tenute immacolate per mostrarle a qualche malcapitato ospite. Mi fece accomodare e mi accese con fare stucchevole la sigaretta da lei in precedenza offerta. 

Mi sentivo fortemente a disagio. 

L’unico mio desiderio in quel momento era di finire quella dannata sigaretta e tornare di là per poter chiarire con Lisa. Stentavo a credere che Rosalba, la donna che adesso era di fronte a me che mi fissava con aria da ammaliatrice, fosse la madre della mia ragazza. Probabilmente era stata scambiata alla nascita. Non c’era niente in lei che mi ricordasse Lisa. 

Avanzò verso di me e cominciò a privarsi degli accessori quali anelli, collane e braccialetti. Poi si sciolse i capelli. E infine si tolse i tacchi. 

<<Mi metto solo a mio agio caro. Sta’ tranquillo. Ti vedo un po’ teso. Sono a casa no? Avrò diritto ad un po’ di comodità>> aggiunse mentre procedeva lentamente nella mia direzione.

Finì nervosamente la sigaretta. Mi alzai di scatto e prima che lei mi raggiungesse andai a sistemarmi di fronte la vetrata che dava sulla veranda. Non feci in tempo a dire nulla quando lei, seminuda, si appoggiò alla mia schiena e cominciò ad avvinghiarsi a me con quelle mani ruvide dai palmi consumati. Me la scrollai di dosso e con spossatezza, ma determinazione cominciai a sbraitarle contro <<Senta Rosalba… non so che intenzioni lei abbia, ma farò finta di nulla anche se siamo andati già molto oltre! Quindi adesso si rivesta e andiamo quanto prima di là dagli altri!>> Poi pensai ad alta voce <<Dannate sigarette! Dovrei smetterla di fumare una volta per tutte!>>

 <<Su caro rilassati! Pensi che se li importasse qualcosa di te non sarebbero già venuti a chiamarti. Cerco solo un po’ d’affetto! E poi non ci credo che non ti eccito per nulla. Guarda che ci son tipi molto più giovani di me che mi vengono ancora dietro! E adesso lasciati andare!>>

Mi raggiunse rapidamente e cominciò a toccarmi dappertutto. Fece per baciarmi, ma la spinsi violentemente. Cadde a terra e finalmente sembrò placare la sua libidine.

<<Adesso basta! Vado di là ad avvertire Lisa dell’incresciosa situazione in cui lei mi ha cacciato! Roba da non credere. Quando sentivo dire che molto spesso è la suocera la causa della rottura di alcune relazioni, non credevo si alludesse a questo!>>

La lasciai lì per terra e subito feci per uscire da quella maledetta stanza.
 Ce l’avevo fatta! Mi ero districato alla grande dalla perfida Rosalba e non vedevo l’ora di raccontare tutto a Lisa per farle fare un emerita figuraccia, ma appena aprì la porta un qualcosa di ancora più insolito era lì ad attendermi. Tutti, ma dico proprio tutti, tranne i bambini (che per fortuna dormivano ancora) erano lì uno di fianco all'altro e fu surclassato da un rigoroso applauso condito dai faccioni sorridenti da parte di tutti, specialmente di Lisa.

<<Oh tesoro ce l’hai fatta! Hai superato la prova! Il mio ex cadde in tentazione e mancava poco che andasse a letto con mia madre, ma per fortuna riuscimmo a frenarlo in tempo. Tu non ci hai pensato due volte e hai resistito. Sai mia madre è una che va forte! Difficilmente un uomo si tira indietro! E’ la prova del tuo amore puro nei miei confronti! Sei il massimo che potessi desiderare!>> esordì Lisa. 

Poi mi abbraccio fortemente e mi sussurrò qualcosa di dolce nell'orecchio. Non sapevo cosa provare. Mi sentivo uno stupido, ma allo stesso tempo la vittima di una congiura di stupidi.


Quella vigilia di Natale che di certo non dimenticherò più, proseguì come da routine. Mia suocera si congratulò con me per la “prova” superata e mi spiegò che era tutta una messinscena per “verificare” quanto ci tenessi alla sua Lisa. 
Poi quella serata stramba e stravagante finalmente volse al termine. Salutai tutti con notevole imbarazzo. Lisa sembrava più contenta che mai. I bambini dormivano ancora: ho desiderato essere uno di loro in quel momento.
Tornai a casa passeggiando lentamente e pensai a quanto strano fosse quello che mi era accaduto e che forse avrei dovuto parlarne con Lisa. Se è arrivata ad escogitare tale piano per mettermi alla prova, qualcosa nella nostro relazione evidentemente non va. Mi è balenata l’idea persino di lasciarla in quanto il mio orgoglio non accettava che mi avesse messo così in difficoltà, mi avesse fatto apparire così indifeso di fronte a quella stravagante signora piena di accessori e tutta in tiro: sua madre, ovvero mia suocera. 
Poi mi fermai un attimo e mettendo da parte il mio proposito di non fumare più, mi accesi una sigaretta. In quella confusione condita da quel fumo denso delle Chesterfield che sempre mi fanno compagnia in questi frangenti, cominciai a pensarla diversamente.
E se adottassi lo stesso stratagemma anch'io?
E se chiedessi a mio padre di prestarsi a questa messinscena per mettere alla prova la fedeltà di Lisa?
Ma soprattutto: e se poi lei ci starebbe?






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