domenica 2 marzo 2014

Friends



La rubrica “Storie di Straordinaria Quotidianità“ contiene racconti inventati ispirati alla gente comune e alla vita di tutti i giorni.

In questo articolo . . . 



Tre amici di vecchia data si rivedono, dopo che per vari motivi sono stati costretti a separarsi. La situazione non è più quella di quando si sono lasciati. . .

  



Claudio era veramente euforico quel pomeriggio. Mi disse che avrebbe dato una festa a casa sua- un piccolo appartamento al terzo piano in zona periferica. La sua ragazza sarebbe tornata in serata e l’avrebbe finalmente rivista dopo tanto tempo. Lo scorso settembre è dovuta trasferirsi al nord per proseguire gli studi. Per questo motivo, i due trascorsero insieme una brutta estate, ma alla fine Claudio accettò la decisione di Clara di trasferirsi- seppur a malincuore. Parlammo del nuovo amico di Leonardo, un altro nostro compagno di vecchia data, anche lui costretto ad emigrare altrove per proseguire gli studi. Mi disse che l'aveva sentito al telefono pochi giorni prima e che sarebbe riuscito a venire per il week end. Leonardo era diverso da tutti noi. Sempre al passo coi tempi: un tipo in gamba- insomma. Apprezzava sul serio la vita e tutte le sue sfaccettature, anche se essa non era stata del tutto generosa con lui. Era dai tempi del liceo con la sua- ormai ex- ragazza, quando questa decise di farsi lasciare facendosi trovare a letto con un altro il giorno del suo compleanno <<Se non te ne davo prova non avresti mai avuto il coraggio di mollarmi e farla finita del tutto, era un po’ che ti dicevo che tra noi non stava funzionando>> gli disse, decidendo così di distruggere completamente ciò che non stava funzionando, senza nessun indugio, senza nessuna umanità, rompendo ogni barriera e rinunciando ad un briciolo di sana umanità. E’ incredibile l’incapacità della gente di porsi dei limiti, di provare del semplice rispetto nei confronti di una persona, che pur avendo smesso di amare, è stata parte della nostra vita. A quel punto il nostro caro amico Leonardo prese la decisione di andare a studiare fuori, cambiare aria. Ci disse che aveva bisogno di nuovi stimoli, di portarsi con sé il passato altrove, in un territorio a lui “ostile“ (così da lui definito) in modo tale da potersi difendere da ripercussioni e ripensamenti. Come quando in un luogo chiuso ci sentiamo soffocare e sentiamo il bisogno di uscire a prendere una boccata d’aria. Quella sera ci sarebbe stato anche lui.
Dopo aver visto Claudio, andai a casa a prepararmi e verso le 23:00 mi avviai. Mi sono sempre piaciute le feste negli appartamenti. Deve essermi rimasta impressa qualche scena dei miei film preferiti. Si, 
dev'essere per questo che amo tanto le feste negli appartamenti. In particolare adoro osservare la gente e i loro modi di fare. Sembrerebbe che tutti assumano la stessa maniera di comportarsi, tutti usino le stesse parole e che tutti si muovano come da consuetudine. Nessuno che si distingua , nessuna sfumatura. Poi accade qualcosa :un gesto, un sorriso, un evento, uno sguardo dà la svolta alla serata. Era per questo che partecipavo alle feste negli appartamenti. La mia diventava una continua e disperata ricerca di un attimo che valesse la serata, di una sensazione che potesse cambiare il mio pensiero sulle persone, su tutto quello che mi portava a pensare
: che fossero tutti patetici e stupidi a loro modo. Arrivai in ritardo, come mio solito. Andai in cucina e lasciai una bottiglia di vino rosso, acquistato in un negozio vicino casa. Non ne sono mai stato un intenditore, ma amo molto bere, soprattutto vini. Claudio era agitato. Pensai che il motivo di tale agitazione fosse per via della sua ragazza, non ancora arrivata alla festa. Non credo sia riuscito a vederla nel pomeriggio <<i preparativi per la festa non me l’hanno permesso>> è quello che mi disse quando glielo chiesi. Leonardo era di là con quel suo nuovo amico di cui Claudio tanto mi aveva parlato quella mattina. Aveva il volto sereno, era seduto sui divanetti all’angolo del salone con tre belle ragazze che non avevo mai visto. Mi avvicinai. Leonardo mi vide, smise di parlare e mi abbracciò forte, staccandosi solo dopo un po’ dicendomi che era felice di vedermi. Poi proseguì il suo monologo con gli altri, presi posto vicino al gruppetto e cominciai ad ascoltare- il vino scelto da Claudio per la serata era ottimo, feci fuori un paio di bicchieri. <<… allora dove eravamo rimasti ? ah quindi lei mi chiede: cosa ne pensi dell’amicizia ? e io risposi …>> poi fu interrotto da quel suo amico, che non mi aveva nemmeno presentato <<Per me un amico è quella persona che abbraccio quando è sudata da far schifo e puzza da morire; solo dopo, e soltanto dopo, gli dico di farsi una doccia e di profumarsi. Tutti gli altri farebbero il contrario. E’ facile essere amico di qualcuno quando sta bene, quando è sicuro di sé e ha tutti dalla sua parte. Al contrario, è semplice mantenere le distanze quando è in condizioni di essere allontanato. Quelli non sono amici, non sono niente . Sono persone che ti girano attorno e sono buone solo a dirti quello che devi e non devi fare senza pensare veramente a cosa è giusto per te, senza pensare che ognuno di noi fa delle cose, giuste o sbagliate che siano, solo perché ha voglia di farle e nessuno ha il diritto di metterci i bastoni tra le ruote. Nessuno ha il diritto di non farci sbagliare>>. Seguirono attimi di silenzio , le nostre facce parlavano al posto nostro. <<Un discorso degno di una buona sbronza>> interruppe il silenzio Leonardo, sorridendo. Poi, si alzo e andò a prendere un'altra bottiglia di vino. Quella che avevo preso io, precedentemente,  era già finita da un pezzo. Una ragazza, seduta di fianco a me, mi chiese se conoscessi indicando con un dolce movimento del viso l’amico di Leonardo. Le dissi che era la prima volta che lo vedevo. Poi, mi disse che trovava interessante quello che aveva appena detto e che voleva conoscerlo. Si alzò e si andò a sedere vicino a lui insieme alle altre due. Rimasto solo mi scolai l’ultimo bicchiere di vino rimasto sul tavolino. Poi mi alzai e raggiunsi Leonardo in cucina che litigava con l’apri bottiglia.
 <<Non mi hai presentato il tuo amico>> gli dissi <<Ci ha rubato la scena , tutte le ragazze si sono messe a sentirlo>>
<<Ma di chi stai parlando?>>
<<Del tipo che era seduto vicino a noi, quello del discorso sul sudore e l’amicizia>>
<<Amico? ma chi lo conosce? era al bar questa mattina con due ragazze che ho conosciuto. L’hanno invitato e ora eccolo qui>>
<<Ma non ti vedevi con qualcuno? E come procede?>>
<<E' stupendo! Devi conoscerla: fuma le sigarette dei partigiani francesi!>>
<<Interessante! … e dimmi: è bella?>>
<<Che importanza ha? Fuma le sigarette dei partigiani francesi! Piuttosto hai visto Claudio? non l’ho nemmeno salutato.>>

Mi girava la testa. Presi un'altra bottiglia già aperta e scolata a metà, lasciai Leonardo a litigare con le restanti bottiglie e andai fuori. Trovai Claudio a fumare da solo, seduto all’angolo, appoggiato al muro. Mi avvicinai e mi sedetti di fianco. Non dissi niente, poi lui con lo sguardo perso nel vuoto e, con una voce più rassegnata che triste, esordì <<Alla mia festa sono presenti tutti, persino gente che non conosco o che fingo di conoscere. Tutti tranne lei>>. Seguirono attimi di un fastidioso silenzio. Mi preparai ad ascoltare e a ricercare qualcosa da dire. Intuì quello che Claudio, di lì a poco, mi avrebbe detto e non sarebbero state belle notizie. <<Ti ho mentito, sai?>> riprese d’un tratto <<Quest’estate io e Clara ci siamo lasciati. Non sopportavo il fatto che sarebbe andata fuori e mi avrebbe lasciato solo per due anni, vedendoci solo in rare occasioni. Senza contare che, magari, finiti gli studi avrebbe potuto rimanere lì trovando lavoro senza più tornare. Abbiamo passato l’estate a litigare. Avrei voluto passare il tempo con lei divertendoci, invece ho rovinato tutto. Non facevo altro che parlare della sua decisione cercando di convincerla a cambiare idea , che avrebbe potuto proseguire i suoi studi anche qui. Poi, un giorno, alla fine di agosto, mi ha detto che non ne poteva più, che era diventato un mio chiodo fisso e che pensava di non amarmi più. Mi disse <<non sentiamoci per un po>>. Ma era un modo per dirmi di mettermi da parte. Le mie parole non avevano più importanza. Io non ero più importante.  Ho sempre pensato che amare una persona sia metterla nelle condizioni di poter essere liberi e che lei nella sua libertà scelga di passare il tempo con te. Facile a dirsi, no? Diciamo un sacco di stronzate, siamo bravi a riempirci la bocca e poi? Crolliamo alla minima  difficoltà. Non ti ho detto nulla prima perché non riuscivo ad accettarlo. Non che adesso l’abbia accettato, ma dovevo comunque trovare il coraggio di parlartene…il vino fa miracoli no? Adesso vado a dormire. Finita la festa puoi tranquillamente dormire sul divano in soggiorno. Vieni dentro?>>.
Gli dissi che volevo rimanere un altro po’, che mi girava la testa e che volevo riflettere su quello che mi aveva appena detto. Avrei dovuto dirgli qualche parola di conforto, dargli qualche consiglio. Ma cosa c'è di più falso delle parole di conforto? Che senso ha dire a qualcuno che le cose si aggiusteranno quando sono completamente distrutte? Ho preferito evitarle, si rischia di dire cose che non si pensano. La maggior parte delle volte, le parole di conforto sono semplici scusanti che non si dovrebbero mai fornire ad una persona giù di morale. Inoltre, non mi sembrò il caso di dargli dei consigli. In realtà non mi veniva nulla da dire perché il suo discorso mi aveva scosso. Il suo dolore faceva parte di me. Quando qualcuno a noi caro sta male ci sembra di sentire la sua sofferenza raddoppiata; accusiamo l’impotenza di fronte un dolore che non ci appartiene, che non conosceremo mai definitivamente. A quel punto lo abbracciai. Sembrò apprezzare il mio gesto. Le parole non servono in questi casi. Per colpa delle parole, Clara era andata via dalla sua vita. Non era con le parole che potevo dimostrargli il mio affetto, non era con le parole che potevo ribadirli che era il mio amico e che ero con lui. Poi gli dissi che sarei rientrato non appena finito di bere. Una bottiglia di vino può farti sentire meno solo e aiuta a scacciare tutta quella tristezza che sembra essere lì in agguato. Non la percepisci subito: la senti dopo un po’. Quasi come se ti addormentasse per pochi attimi per poi svegliarti di colpo.
Come l’umidità si posa sui tuoi vestiti fino a oltrepassarli per toccarti la pelle e poi, infine, l’anima. Di lì a poco, Leonardo mi raggiunse. Barcollava e venendo verso di me con aria stralunata e due bottiglie in mano disse <<Mmh... eh.. Sai come cazzo si usa l'apri bottiglia?>>


Scena del film "La meglio gioventù"

2 commenti:

  1. sarebbe bellissimo avere amici così davvero...beh oddio sarebbe bello avere amici veri dal momento che sono tutti ipocriti alla fine, insomma un amico c'è nel momento del bisogno e soprattutto anche quando non vuole nulla da te ... forze sono solo io sfigata a non averli dal momento che sono circondata da amici che hanno amici reputati da loro ''veri'' o forze ho semplicemente intorno a me, persone finte che si convincono di avere vicino qualcuno , per non sentirsi soli, io semplicemente ho passato già tante fasi, dalla mancanza di amici perché scappati (dato che a quanto pare è difficile stare con una persona come me), fino ad ora a cercare di sopravvivere senza di loro...devo imparare a bastarmi..è complicato...è così triste se ci penso ....ma mi ripeto '' Jessica dai tempo al tempo arriverà qualcuno'' e io ci rido su perché la verità è che oggi c'è crisi per ricevere un sorriso, la gente ha paura di donare amore perché intimoriti che gli verrà tolto...io perlomeno sono così perché sono davvero stanca di tutto questo, stanca di non riuscirmi a bastare, stanca di non poter essere capita, stanca della condizione in cui vivo e gli amici sono una medicina, non averli rende tutto grigio, sono stanca di sentire un falso ''io ci sono'' di continuare a vedere sorrisi finti...voglio davvero un vero AMICO ...oggi purtroppo la gente non sa cosa sia...

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