La rubrica “Storie di Straordinaria Quotidianità“ contiene racconti inventati ispirati alla gente comune e alla vita di tutti i giorni.
Studi
recenti hanno affermato che assumere una copiosa quantità di alcool rende
difficoltoso il lavoro della zona del cervello che si occupa di immagazzinare
i ricordi.
Quindi è possibile che, dopo una serata passata a sbronzarci, non si possa ricordare cosa si è fatto, ed avere come ultimo ricordo quello di aver alzato un po’ troppo il gomito.
Nulla di cui preoccuparsi. Ma possono insorgere dei problemi se ti ritrovi con una persona apparentemente sconosciuta, in un posto a te estraneo e senza avere la minima idea di come tu abbia fatto a ritrovarti in quella situazione.
Quindi è possibile che, dopo una serata passata a sbronzarci, non si possa ricordare cosa si è fatto, ed avere come ultimo ricordo quello di aver alzato un po’ troppo il gomito.
Nulla di cui preoccuparsi. Ma possono insorgere dei problemi se ti ritrovi con una persona apparentemente sconosciuta, in un posto a te estraneo e senza avere la minima idea di come tu abbia fatto a ritrovarti in quella situazione.
“Sbronza Mnemonica”
Quando mi alzai avevo un mal di testa incredibile, i
capelli scompigliati e l’odore di sigaretta che mi intossicava i sensi.
La prima cosa che vidi era questa ragazza seduta sul bordo della finestra con indosso
solo le mutande.
La visione del suo seno accelerò il mio processo di risveglio. A fumare era
lei. Si accorse del fatto che mi fossi svegliato. Fece un ultimo tiro alla sua
Marlboro e scese dal bordo.
<<Che cazzo fai? Volevi buttarti giù?>> esordii
mentre cercavo i miei vestiti tra un cuscino e l’altro.
<<Guarda idiota che la finestra affaccia sulla scala antincendio. Secondo
te rischio di cadere sedendomi sul bordo di una finestra senza nulla sotto? Per
chi mi hai presa? Non ho mica manie suicide io!>>
Era proprio una bella ragazza e date le circostanze mi sembrava corretto
pensare che fossi andato a letto con lei. Ma non ricordavo molto della sera
precedente.
Quello che mi rimane nella mia testa sgangherata è che
mi trovavo in un locale piuttosto affollato, quando una tipa mi sbatte contro,
per poi chiedermi una sigaretta. Io le dissi che non le avevo e lei cominciò ad
inveirmi contro. Poi mi ritrovai nel suo letto. Spero sia stata una bella nottata-
pensai. Peccato che non ricordi molto. Anzi a dire il vero non ricordo un bel
niente.
Scesi dal letto e subito glielo domandai <<Beh…
si insomma… abbiamo fatto sesso vero?>>
<<Assolutamente no! Ci siamo conosciuti ieri sera e francamente non ho
una bella opinione di te visto com’eri conciato>>
<<Vorresti dirmi che non l’abbiamo fatto? Cioè scusami… abbiamo condiviso
lo stesso letto, siamo entrambi rimasti in mutande, e vorresti dirmi che non l’abbiamo
fatto, ma che soprattutto io non ci abbia provato?
Non ti credo. E’ impossibile>>
<<Allora adesso ti dai una calmata. Eri ubriaco fradicio. Mi facevi pena.
Si dia il caso che ieri sera al locale i tuoi amici e le tue amichette del
cazzo se la svignarono. Eri sul marciapiede fuori al freddo e non ti reggevi in
piedi. Io abito a pochi metri e ho ben pensato, e adesso credo sia stata una
pessima idea, di farti stare da me per la notte, visto che eri proprio in una
condizione a dir poco pietosa. Dovresti ringraziarmi!>><<Beh si, ma è assurdo! Ricordo di aver bevuto
tanto, ma non avevi voglia di farlo? Mi hai portato da te e si insomma comunque
sono senza vestiti e tu anche>>.
A quel punto con un gesto di stizza si rimise il
reggiseno e cominciò a vestirsi.
<<Va bene ora? La finisci di dire che sono senza vestiti o non hai mai
visto un paio di tette?>>
<<Certo che le ho viste. Scusami, ma questa situazione ha dello
straordinario.
Vorresti dirmi che non abbiamo fatto proprio nulla? Non mi hai fatto nemmeno…
si insomma: ci siamo capiti no?>> mentre le parlavo imitai un rapporto
orale.
<<Ancora? No… assolutamente no. Nulla di nulla. Nemmeno quello! Perché
avrei dovuto? Non lo faccio mica con il primo che mi capita a tiro. Soprattutto
il sesso orale per me è importante. E lo pratico solo con chi penso possa
meritarlo>> poi continuo marcando quel suo tono fastidioso
<<Ti ho portato qui. Ti sei levato a fatica i vestiti, sei rimasto in
mutande e sei crollato sul letto. Non una parola, non un ringraziamento.
Niente. Fine della storia>>
<<Ah bene! Peccato! Mi sarebbe piaciuto farlo
con te!>>
<<Ma se non ti reggevi in piedi. A mio avviso non ti si sarebbe rizzato
neanche>>
Poi continuò con aria scocciata
<<Mettila su questo piano: hai evitato di fare una magra figura. Per
fortuna sono una tipa tollerante!>>
<<Beh adesso potremmo rimediare… >>
<<Guarda non ne ho proprio voglia! Ieri sera ho perso anche un anello a
cui sono molto affezionata.
Sai… un regalo di mia madre>>
<<Mmh…ricordi quando l’hai notato l’ultima volta? Quando l’avevi ancora
al dito?
<<Si, ero al pub a chiedere da bere. Il barista si è complimentato per
l’eleganza della mia mano.
Cazzate! Voleva semplicemente provarci e non trovava un modo più intelligente
per farlo>>
<<Bisognerebbe cercarlo lì. Ma prima facciamo sesso! Ho una voglia matta
di farlo con te>>.
A quel punto lei si avvicinò con fare accattivante e
prendendomi le mani se le porto al suo seno. Mentre mi lasciai trasportare
dalla goliardia della situazione mi sussurrò porgendo il labbro vicino l’orecchio
<<Trovami l’anello e sarò tua!>>
A quel punto lei si divincolò e pensai che non dovesse essere difficile
ritrovarle l’anello. Sarebbe bastato andare al locale e chiedere un po’ in
giro. Non avevo nulla da perdere.
<<Ritroverò ciò che è tuo. Ma non dovrai tirarti indietro!>>
Poi lei si accese un’altra sigaretta e andò ad occupare il suo posto, lì sulla
finestra.
Infine mi disse
<<Stai tranquillo. Ti aspetto qui!>>.
Quella mattina faceva molto caldo. Io ero conciato in
maniera troppo elegante. I miei abiti disturbavano un’ambientazione casual di
un venerdì mattina di una città qualsiasi.
Raggiunsi in fretta il locale che aveva l’ingresso principale sbarrato, ma
quello sul retro semichiuso.
Erano a pulire e a preparare il tutto per la notte. Entrai senza esitazioni.
Una dello staff che stava sistemando i tavoli mi rivolse la parola <<Sei
quello nuovo? Vai nello spogliatoio a cambiarti. Qui c’è da lavorare! Sei in un
ritardo spaventoso! Per fortuna il titolare non è ancora arrivato.>>
<<Ehm no… in realtà sono qui per salutare il barista!>> risposi
timidamente.
<<Non ci credo! Un altro! Ma vi piace così tanto?>> proseguì lei.
Io feci un cenno del capo, ma non era di assenso. Anche se è quello che
probabilmente lei percepì. Mi avviai verso il bancone e continuavo a pensare
alla strana risposta che quella dello staff mi aveva profilato, e al commento
eccentrico alludendo al barista.
Quest’ultimo era un tipo palestrato, calvo con un
orecchino stravagante all'orecchio destro. Indossava una t-shirt di taglia più
stretta della sua e dei jeans alla moda. Era a pulire i bicchieri tra le altre
cose e sfoggiava un sorriso sgargiante.
<<Ciao bello! Posso fare qualcosa per te?>> esordì lui.
<<Ehm si… cioè in realtà non so come dire…>>
<<Porca miseria! Non ti ho lasciato il numero. Mi devi scusare! Spero che
tu sia stato bene ieri con me!>> rispose istintivamente lui.
Cominciai a capire il malinteso e adesso le parole della sua collega assumevano
un senso.
A quel punto mi affrettai a spiegare la situazione e cosa ci facessi lì, senza
esitazioni
<<Ehm no… Guarda: chiariamoci. Non siamo stati insieme. Sono qui perché
ieri sera una mia amica ha perso un anello e l’ultima volta che si ricorda di
averlo notato era proprio qui seduta al banco a parlare con te. Stando a quanto
dice lei, avevi fatto un apprezzamento sulla sua mano>>
<<Non ricordo di aver parlato con una ragazza dicendo queste cose. Ma
voglio cercare di aiutarti. Dimmi di questo anello. Com’è fatto?>>
<<Beh… in realtà non saprei. Credevo che bastasse sapere cosa fosse
successo o che comunque mi avresti saputo aiutare a prescindere>>
<<Mmm… c’è qualcosa che posso fare per te. Forse posso aiutarti.
Seguimi!>>.
Presi a seguirlo senza esitazioni. Ma indubbiamente, c’erano
una serie di dettagli che avevo trascurato. Ero a cercare un anello, quindi un
oggetto minuscolo, in un grande locale al centro della città, dopo una notte
burrascosa e senza avere la più pallida idea di come fosse fatto. Non avevo
nulla dalla mia, ma per come si stavano mettendo le cose, avevo buone speranze
di riuscire nel mio intento.
<<Di qua>> mi fece segno il ragazzone palestrato addetto al bar.
Entrai in uno stanzino dove c’erano tutte le divise dello staff e vari
armadietti.
<<Allora dolcezza… adesso ci divertiamo un po’>> esordì lui
mettendomi le mani addosso cominciando dal petto, abbracciandomi da dietro.
A quel punto mi divincolai e nervosamente cominciai ad alzare la voce
<<Ma che diavolo stai facendo? Ti sei impazzito? Sai dove questo anello o
no?>>
<<Calma amico. Lasciati andare un po’. Dopo cerchiamo questo anello. Se
ti agiti ti vengono le rughe e rovini quel tuo bel visino>>
Non potevo crederci. Quel tizio stava cercando di
rimorchiarmi. Ad un tratto la mia mente divenne più lucida e mentre guardavo il
barista che mi rivolgeva sorrisi da ebete e cercava di adularmi, mi resi conto
che tutto quello che stessi facendo era un enorme stronzata. Le probabilità che
io trovassi quell'anello erano quasi pari a zero. Se fosse stato perso davvero
in quel locale, c’era un’alta probabilità che qualcun altro se ne fosse
impossessato. E inoltre una delle certezze è che quell’energumeno così vivace
ne sapesse ben poco. Decisi di mandare al diavolo tutto.
<<Levati dai coglioni!>> con fare adirato mi rivolsi al barista e
senza dare importanza al commento sardonico su quello che avessi fatto nello
spogliatoio della sua collega incrociata prima, imboccai la strada per uscire
da quel locale di matti.
Abbandonai l’ipotesi di portarmi a letto la tipa che
mi aveva “gentilmente” ospitato, ma quantomeno era doveroso passare a
salutarla. Anche perché le avevo lasciato alcune cose.
Salii e lei era solo in mutande con il suo fare da diva a fumare, ma questa
volta appoggiata allo schienale del letto. Di sicuro ci sapeva fare e la sua
carica erotica mi travolgeva senza poter far nulla. Aveva un bel seno e non
perdeva occasione per metterlo in mostra e far uscire il vil maschio presente
dentro di me.
<<Allora? Il mio bellissimo anello?>> esordì lei con fare gioioso
quasi sorridendo.
<<Niente. Non l’ho trovato e come se non bastasse ho dovuto assorbirmi il
barista che ci ha provato sfacciatamente! Prendo le mie cose e vado
via!>>.
A quel punto lei cominciò a ridere a crepapelle.
Spense la sigaretta e si avvicinò continuando a ridere. Quasi singhiozzava.
<<Voi maschi siete proprio degli inetti! Fareste di tutto per una
scopata. Persino trovare un anello mai esistito, che non è mai stato perso, in un locale
sperduto!>>
Mentre parlava continuava a ridere sguaiatamente. Pareva si stesse soffocando.
Io persi le parole. Non sapevo cosa dire; mi aveva soggiogato alla grande. Non
solo mi aveva convinto a fare qualcosa per lei, ma quella cosa non era nemmeno
attuabile.
<<Scommetto che sapevi anche che il barista fosse gay!>>
<<Ah no. Quello no. Non sono così calcolatrice! Certo: avresti potuto
concederti visto che c’eri! Da quel che ricordo mi sembrava un bel tipo. Ma sei
sicuro che hai cercato bene? Magari l’anello ce l’aveva lui. Avresti dovuto
cercare più a fondo! Sembrava propenso a darti una mano>> continuò lei
tra una risata e l’altra. La situazione stava diventando insopportabile. Cominciavo
a sentirmi umiliato.
Presi le mie ultime cose lasciate sul comodino. Mi
accesi una sigaretta (una delle sue) e mi apprestai ad uscire. Lei calmatasi,
smise di ridere e tornò per un attimo seria <<Hey bello! C’è
dell’altro!>> mi disse attendendosi una risposta. Aprii la porta per
uscire, ma mi girai verso di lei lasciandomi andare ad un breve cenno come per
dire <<Sarebbe…?>>
<<Beh… in realtà ieri abbiamo scopato. Ma stamattina quando me l’hai
chiesto, dandomi prova che non ricordavi nulla, ho pensato bene di divertirmi
un po’ inventandomi la storia dell’anello, approfittando del tuo ingente
desiderio di portarmi a letto!>> continuò lei <<A volte mi sembra
che non ragionate. Cosa pensi ti abbia portato a fare da me? Per scaldarmi il
letto soltanto? Pensi che faccia opere di carità salvandoti dalla strada mentre
i tuoi amici sono via e sei ubriaco perso? Delle volte la gente crede che
qualcuno possa fare qualcosa per loro senza nulla in cambio. Solo per bontà.
Per assurda generosità che uno sconosciuto debba avere nei nostri confronti;
come se fosse un’abilità innata che noi essere umani dobbiamo avere. Ma non è
così. Qui ognuno mette davanti il proprio ego. Ognuno pensa prima a se stesso.
Quando qualcuno fa qualcosa per gli altri, la fa per se stesso. Raramente
accade il contrario!>> terminò il suo monologo.
Mi soffermai un momento. Pensai che, seppur in parte,
avesse detto qualcosa di intelligente e che il suo sofisma fosse concreto,
quanto brutale. Aveva ragione per me, ma l’umiliazione che mi aveva inflitto
poc’anzi mi impediva di elaborare un’ opinione lucida e quantomeno una
risposta. Mi lasciai andare ad un lungo sospiro. Poi uscii dalla porta e
percorsi di fretta le scale. Uscito dal portone sentì gridare dall’alto
<<Idiota! Idiota sono qui!>> era lei che sbraitava dalla sua
finestra. Ebbene si: l’idiota a cui si riferiva ero io. Presi ad urlare anch’io
rivolgendomi a lei <<Cosa c’è?!?! Ho dimenticato qualcosa?>> e lei
sempre urlando <<No! Volevo dirti solo che ieri notte te l’ho anche
fatto!>>
<<Cosa?>> risposi incuriosito io.
<<Eh… Buonanotte!>> mi rispose chiudendo la finestra e buttando giù
un mozzicone di sigaretta che probabilmente mi distrasse, tanto da non farmi
capire a cosa stesse alludendo.
Ma più tardi, pur forzandomi, non lo capii comunque.
Giurai a me stesso che non avrei più bevuto così tanto per potere evitare certe
figure in futuro.
La settimana dopo, puntualmente, non mantenni la promessa.
Ma per fortuna mi ritrovai nel letto di casa.
Ma per fortuna mi ritrovai nel letto di casa.
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