domenica 20 luglio 2014

Contro tutti: una fantastica storia di vita



La rubrica “Storie di Straordinaria Quotidianità“ contiene racconti inventati ispirati alla gente comune e alla vita di tutti i giorni.

In questo articolo . . . 

"La prima parte della coinvolgente storia di Simona: una donna a cui la vita non ha sorriso, ma che ha saputo sempre prendere il meglio delle cose con una forza d’animo che ha qualcosa di soprannaturale”

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Tratto da una storia vera.

Come quando i componenti di una ciurma decidono di remare contro la direzione prestabilita, ma il capitano con un carisma e delle doti straordinarie riesce a rimettere in sesto i suoi, Simona ha sempre portato la sua nave al porto di destinazione.

Con la sua perseveranza è riuscita ad andare avanti quando il destino si divertiva a chiuderle a chiave le porte. Incarna alla perfezione il proverbio “ciò che non ti uccide, fortifica” dimostrando che si può essere felici anche quando non ci sono i presupposti per esserlo.
Il nome Simona deriva dall’ebraico e significa “Dio ha ascoltato”. Non so se l’abbia fatto davvero, ma sicuramente è riuscita ad ascoltare innanzitutto se stessa, nonostante i rumori quotidiani della vita, imparando ad ascoltare col tempo il proprio corpo per evitare spiacevoli conseguenze.


Non un’infanzia e un’adolescenza felicissima per lei costretta a trasferirsi di città in città per motivi familiari. Tali avvenimenti hanno fatto si che non riuscisse a integrarsi come avrebbe dovuto con i suoi coetanei. Ogni volta che gettava le basi per un’amicizia era costretta a frantumarle causando un successivo dolore per quelle a venire: aveva il timore di creare qualcosa, sapendo che di lì a poco avrebbe dovuto farne a meno. Quindi si è vista costretta a crescere in fretta imparando subito a comprendere che la vita può essere un ostacolo insormontabile e che non è facile ritagliarsi un posto per chi rimane indietro, anche se non per cause proprie. Il destino comincia a scherzare con lei sin da dopo il liceo quando un giorno come altri si trova delle strane piaghe sul suo volto a cui nessun medico riesce a dare risposta. Proviamo a metterci nei panni di chi, in un’età dove è semplice crearsi dei complessi (persino i più banali quali il non sentirsi belli, o semplicemente accettati) aveva un motivo in più per non sentirsi a suo agio. E così i gesti quotidiani diventavano un’agonia: entrare in un negozio, parlare con una persona sconosciuta  anche solo per chiedere l’orario, far parte di un gruppo, relazionarsi e presenziare in posti affollati. Non solo ha dovuto superare lo stress personale convincendosi che non c’era nulla di sbagliato in lei, ma doveva acconsentire alle richieste di persone che, direttamente o non, cercavano di allontanarla. Questo avvenimento fu l’inizio di un periodo intenso che si conciliava con lo studio e l’università.

Nella sua testimonianza, Simona ci fa capire che le sue uniche soddisfazioni, all'epoca, erano quelle di prendere bei voti e impegnarsi al massimo nel conseguire la laurea. Toccante l’episodio in cui dovendo affrontare un esame complicatissimo, e non riuscendo a superarlo, nonostante l’impegno e la resilienza dimostrata nel suo cammino, una professoressa di cui ha un ricordo piacevole, dopo una confessione spontanea nella quale la nostra protagonista riconosceva le sue evidenti difficoltà nell'apprendere le nozioni necessarie per il giusto svolgimento di quell'esame, l’unico ad esserle stato da impedimento, le concesse il voto sperato. Fu allora che Simona ebbe la conferma che un briciolo di umanità è presente in tutti noi, anche negl’animi più cruenti e apparentemente privi di qualsiasi forma di condivisione e bontà. Fu allora che Simona capì che c’è sempre quell'ultimo centimetro di speranza a cui spesso e volentieri si è aggrappata e che non dobbiamo mai perdere. Esso rappresenta la via di fuga, nonché la soluzione, quando tutto ci sembra andare storto.

Nonostante le difficoltà dovute ai costanti capricci del suo corpo e le continue ripercussioni che esse hanno avuto sul proseguo della sua vita, Simona riesce ad andare avanti sconfiggendo ogni sorta di demone presentatosi ad intralciare il suo sentiero con forza e determinazione, sempre a testa alta. Conosce una persona per una pura casualità: una constatazione amichevole. Crede di poter trovare in essa un appoggio, una compagnia confortante nella sua vita fino a quel momento piena di soddisfazioni, ma ricolma di sofferenza e poca felicità. Dopo aver passato così tanti avvenimenti negativi, viene difficile credere a qualsiasi forma d’amore. Si pensa che sia un oggetto indefinito nel quale possiamo fluttuarci dentro, rimanere incatenato ad esso, per poi scoprire che siamo senza possibilità di uscirne, qualora lo si volesse. Questa sensazione ci provoca piacere e ci riempie di speranza. Ci auguriamo di trovare qualcuno con cui condividere la nostra solitudine, ma presto capiamo che non può esserci condivisione se ognuno sta dalla sua parte senza protrarsi verso l’altra e alla fine rimane solo la consolazione nel sapere che qualcun altro si sente solo come noi, ma il rammarico di non poter fare niente per cambiare le cose.


Inoltre, uno strano presentimento, quasi un presagio, accompagnavano le sue giornate fino a rendersi conto di portarsi appresso un vuoto incolmabile al quale si aggiunsero degli eventi spiacevoli…
[Continua... ]

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