domenica 12 luglio 2015

“-Hipster- o –Non Hipster-: questo è il dilemma!”

 La rubrica Riflettendo affronta una vasta gamma di argomenti. Nasce con il semplice scopo di offrire degli spunti di riflessione.

Incuriosito dall’aspetto intraprendente di diversi tizi dalla barba folta e dall’outfit originale, non appena incrociatone uno, domandai a chi mi stava di fianco a quale moda del momento appartenesse quel modo di vestirsi. 
Imbavagliato dalla sua sciatteria, e forse da un briciolo di ignoranza e pregiudizio, mi rispose 
<<Non lo vedi? Quello è un hipster!>>
<<Ma basta farsi crescere la barba?>> domandai nuovamente.
<<Mah non saprei! Forse si, forse no. Certo è indispensabile!>>
Non molto convinto dalla sua risposta e incuriosito molto dal fenomeno, decisi di approfondire la questione. 
Quindi mi avvicinai al tizio dalla barba lunga e dall'atteggiamento risoluto e gli domandai 
<<Ciao! Tu sei un Hipster?>>
La sua risposta fu fredda, quanto eloquente 
<<No che non lo sono!>


“-Hipster- o –Non Hipster-: questo è il dilemma!”

Non me ne vorrà il grande W. Shakespeare se stravolgo una delle sue frasi più celebri del mondo letterario di sempre, ma mi sembrava opportuno utilizzare queste sue parole per approcciarmi alla cosiddetta categoria di cui se n’è parlato, se ne parla e, con tutta probabilità, se ne parlerà ancora per molto.

“E sentirci diversi, creativi, speciali tutto tranne normali, tutto tranne normali” è una delle frasi di una canzone di un gruppo musicale romano che, a quanto pare, piace(va) tanto alla categoria (E molto probabilmente mentre sto scrivendo, non piaceranno più o saranno passati di moda, non venendo più ascoltati. Magari perché hanno superato il limite consentito di persone che li possa conoscere).

Sembra racchiudere la filosofia del fenomeno attuale che ha le sue origini negli anni  ‘40  e che man mano ha preso piede nella società odierna evolvendosi pian piano, cambiando il significato. Originariamente il termine Hipster veniva utilizzato per indicare gli appassionati di jazz che cercavano di emulare i portenti jazzisti afroamericani. Con il passare del tempo, si sono definiti  “Hipster“  quegli individui che cercano assiduamente di essere- a loro modo- originali, che provano a distinguersi, a non essere paragonati da quelli che definiremmo “tutti gli altri”. E qualcuno crede che basti farsi crescere la barba. 


Sono alla ricerca costante e assidua di tutto ciò che riuscirebbe a non farli catalogare. Indossando una maglietta con stampa personalizzata, ascoltando gruppi musicali completamente sconosciuti al contesto in cui si trovano, facendo molta attenzione alle avanguardie tecnologiche, o più semplicemente denigrando e ritenendo super
ficiale tutto ciò che è accessibile a tutti, che piace alla “massa“ e di facile condivisione.   

-Cercare di non essere nessuno per essere qualcuno-

Un paradosso interessante quanto accattivante. Come se annullare determinati cliché, usi e costumi; come se annullarsi possa servire ad essere qualcuno, ad avere una propria identità. Principalmente, a distinguersi.

 Ovviamente possiamo ricercare dei fattori costanti che facciano di qualcuno un hipster che possono andare dall’aspetto fisico o dal modo di fare, dal modo di comportarsi e via discorrendo, ma dato che c’è la possibilità di infilarsi in un tunnel senza uscita- non avendo delle basi oggettive ed essendo facilmente contestabili- ci si limita ad avanzare degli esempi e a fare delle ipotesi.

Prendiamo le scelte musicali. Va bene essere molto selettivi e  ben attenti a decidere quale gruppo o nuovo portento dobbiamo e vogliamo ascoltare. Magari si scopre un nuovo brano che piace molto, lo si ascolta fino alla noia per poi privarsene come fosse il pesciolino rosso che una volta morto viene sostituito dalla mamma a nostra insaputa, fino addirittura a denigrare lo stesso brano, magari negando di averlo ascoltato con piacere.

Ma per quale motivo non farsi piacere più una canzone che tanto abbiamo amato e che può avere segnato la nostra vita solo perché è passata in radio, o non rientra più nei criteri per i quali possiamo ascoltarla e dire al mondo che è di nostro gradimento (magari perché è diventata nel frattempo accessibile a tutti)?

Se mi permettete il paragone, è come per la maggior parte dei francesi che non utilizzano il bidet, pur sapendo che contribuirebbe molto alla loro igiene, solo perché non sono stati educati a farlo.
Quando poi viene chiesto loro la motivazione che non li porta a usufruirne non sanno dare una minima risposta. Loro sanno che, pur esistendo questo fantomatico bidet, per loro non deve esistere e questo gli basta per decidere che non ne hanno bisogno.



Il risultato di questo agglomerato di ideologie e confusi criteri di categorizzazione fanno si che la parola “hipster”, ai giorni nostri, è spesso utilizzata (forse strausata) anche quando non si dovrebbe. E’ giusto pensare che la moda del momento abbia portato a sollevarne la questione, ma non è in discussione che ci sia gente che ha questo stile di vita da sempre.

Di tutte le persone che vengono definite hipster (che con la stessa determinazione di un avvocato divorzista che cerca di vincere una causa, negano assolutamente di esserlo, ed questo- a quanto pare- uno dei criteri per il quale gli altri si sentono autorizzati a definirli tali) ci sono quelli che lo fanno per moda, e come tutte le mode, passerà e si maschereranno con l’ennesimo ultimo trend del momento; quelli che lo sono da sempre e non hanno mai avuto il bisogno di definirsi, ma hanno fatto sempre e solo quello che gli andava di fare; quelli che provano ad esserlo per curiosità e poi si scocciano; quelli che decidono di farsi crescere una barba folta e capricciosa giusto per cambiare, e vengono etichettati senza poter far nulla; quelli che vivono di identità senza personalità e hanno bisogno di appartenere, di essere parte di un gruppo e lo fanno attraverso questi marchingegni; quelli che lo sono e basta; quelli che sono questo e molto altro e potremmo continuare all’infinito.
Il confine tra moda del momento e- più semplicemente- un modo di essere, è molto labile.


Non ci vuole nulla a prendere lo stile di vita di qualcuno (che magari se ne sta per conto suo) e fare di questo il trend da seguire. Non ci vuole nulla ad essere quello che non si è, a camuffarci per sentirci apprezzati, per riuscire a stare al mondo, ma perfino in questo caso la semplice quanto brillante filosofia del “Vivere e lascia vivere” mi sembra una giusta soluzione. O quantomeno, quella facilmente applicabile. Tutto il resto sono solo teorie noiose trite a ritrite sulla moda e chi è tanto intelligente (o ingenuo) da seguirla.

In definitiva, per essere hipster basterebbe: farsi crescere la barba, ascoltare nuovi gruppi emergenti ancor prima che abbiano prodotto qualcosa di accessibile a tutti, vestirsi a modo, avere una qualche tendenza velleitaria ed artistica, negare assolutamente di esserlo e non fare nulla di tutto quello appena citato.


Anche perché, da quel che mi è parso di capire, alla fine dei giochi gli hipster non esistono.
E se esistono, non sanno di esistere.








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1 commento:

  1. Etichette .. si parla di etichette che la gente usa ogni giorno per descrivere chi gli sta accanto ...piu che altro per descrivere cio che vede ...cioe l'estetica delle persone...fondamentalmente perche alcune persone non vogliono vedere di piu della persona o semplicemente perche gli sta bene omologare la gente in questo modo.

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